La Genova di De André: itinerario tra canzoni e carruggi
“Il porto, i bar, i teatri, i carruggi: in viaggio alla scoperta dei luoghi di De André a Genova.
Fabrizio de André è una figura legata a Genova in modo indissolubile. Le sue storie e le sue canzoni ci permettono oggi di vedere la città in modo diverso, attraverso gli occhi di un poeta. Ecco un itinerario che ripercorre alcuni dei luoghi più significativi di Genova, seguendo il trascorso e le note di Faber.
### Infanzia e giovinezza
Se si ripercorre la vita del cantautore, possiamo partire dall’inizio: la base è via Nicolaj 12 (1), nel quartiere Pegli, ad ovest del porto, dove il 12 febbraio 1940 nasce Fabrizio. A questo indirizzo, segnalato anche da una targa commemorativa, non abiterà per molto, poiché con lo scoppio della guerra la famiglia De Andrè decide di trasferirsi in campagna, a Revignano d’Asti, dove Fabrizio trascorre la sua infanzia.
Già nel ’45 la famiglia farà tuttavia ritorno a Genova, trasferendosi in via Trieste 8 (10), in zona Albaro. Questa è da considerare la vera dimora dell’infanzia genovese di De Andrè, che in questo quartiere trascorse tutta la sua gioventù: in via Cesare Battisti si trova la sua scuola elementare – la Diaz (9), tristemente famosa per gli eventi del G8 del 2011 – e in via Piave (11), per anni, bighellonò con la sua banda, tra giochi, scherzi e tafferugli.
Il successivo trasloco sarà nel 1960, nei pressi di via Trento, nella splendida Villa Paradiso (7), che il padre Giuseppe – professore e, allora, vicesindaco di Genova – affittò per tutta la famiglia.
### Gli esordi
La passione per la musica, De André la manifestò sin da bambino, coltivandola precocemente. Appena quindicenne, si esibirà prima per un concerto di beneficenza al Teatro Carlo Felice (5), poi in una serie di serate in club privati e teatri, come il Duse e il Genovese, insieme al suo primissimo gruppo: i The Crazy Cowboys & The Sheriff One, che in scaletta proponeva – ebbene sì – solo i grandi classici della musica country.
L’anno del suo vero debutto come cantautore solista è il 1960, quando si esibisce alla Borsa di Arlecchino (6), un teatro ospitato all’interno del Palazzo della Borsa dei Valori, dove musica dal vivo uno spettacolo e canta la sua prima, vera, canzone: la Ballata del Miché.
### La scuola genovese e l’amicizia con Paolo Villaggio
Il “bello” inizierà però qualche anno dopo, col fermento della cosiddetta scuola genovese. Questo è il nome che storici, critici ed esperti hanno dato alla generazione di musicisti genovesi che, quasi un po’ per caso, intorno agli anni ’60 si ritrovano a condividere le stesse passioni e gli stessi spazi: il Bar Roby, che oggi purtroppo non esiste più, e la piazzetta antistante, all’angolo tra via Cecchi (8) e Corso Cesaregis, era uno di questi. De André, Bruno Lauzi, Luigi Tenco, Gino Paoli, i New Trolls e in seguito anche Ivano Fossati: questi alcuni dei più grandi, indimenticati, artisti genovesi che hanno condiviso quegli anni.
In mezzo a tutti questi nomi, non si può non aggiungere quello di Paolo Villaggio, grandissimo amico di De Andrè, con cui condivise, soprattutto, gli spericolati e sconclusionati anni della giovinezza. Alcune delle primissime canzoni di Fabrizio sono scritte a quattro mani proprio con Villaggio: Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers e Il fannullone – quest’ultima, con ogni evidenza, piena di riferimenti autobiografici – ne sono un esempio.
Le avventure di Fabrizio e Paolo, a sentirne i resoconti, sono spassosissime e trovano diversi scenari. Il Ragno Verde (2), ad esempio, era una delle basi preferite dai due amici: il bar vicino al porto, in via Buozzi, restava aperto tutta la notte ed era il luogo ideale dove concludere una serata passata a far bagordi in Via di Pré o Via del Campo.
### Nelle strade di Genova, il canzoniere di Faber
E proprio Via del Campo (3), resa celebre dall’omonima canzone di De André, non può che essere una tappa obbligata di questo viaggio. Qui si trova, tra l’altro, il piccolo museo Via del Campo 29 Rosso, in quello che un tempo era il negozio di dischi di Giovanni Tassio, il preferito da Fabrizio. Qui sono custoditi tanti oggetti interessanti: oltre ai vinili, ci trovate anche la mitica chitarra Esteve, appartenuta a De André e acquistata dallo stesso Giovanni Tassio, alcuni anni dopo la morte del cantautore, grazie ad un contributo collettivo di tutta la comunità genovese.
Via del Campo attraversa trasversalmente l’intreccio di carruggi che costituisce il cuore antico di Genova, un tempo anche nucleo di criminalità ed emarginazione, come ben ci ricorda La città vecchia. Proseguendo lungo i portici di via Sottoripa, affollati, rumorosi e coloratissimi, si arriva in Piazza Cavour (4), dove fino a pochissimo tempo fa si teneva il mercato del pesce cittadino.
Nella canzone Crêuza de mä, brano capofila in uno degli album più belli e rivoluzionari della storia della musica, si respira proprio l’atmosfera di quel mercato caotico ed esuberante, così intrinsecamente legata a Genova. Le voci che si sentono all’inizio della canzone sono quelle di due pescivendoli di Piazza Cavour, al tempo ricercate e registrate dagli stessi collaboratori di De Andrè.
Citate Via del Campo e Crêuza de mä, non si può infine non nominare Bocca di Rosa, un brano che si fa scherno della comunità borghese e ben pensante della Genova bene di allora e che Fabrizio sceglie di ambientare nel quartiere di Sant’Ilario (12). Rimane piuttosto lontano dal centro, ma vale la pena visitarlo: vi si possono fare belle passeggiate, godendo di splendidi panorami. C’è anche la piccola stazione ferroviaria, proprio quella dove ha avuto inizio la storia di Bocca di Rosa.
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#### Photo Credit
Foto di copertina: Il porto di Genova
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