By Expedia Team, on May 14, 2017

La mia vita da istruttore subacqueo: come fare di una passione un lavoro

Come fare della propria passione un lavoro e un modo di essere. Tra paradisi terrestri e indimenticabili​ incontri, la mia vita da istruttore di sub. ​

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Correva l’anno 2006 e mi trovavo in Australia per quello che gli inglesi chiamano “gap year” ovvero quella sorta di anno sabbatico che nelle migliori intenzioni dei genitori dovrebbe servire a giovani di belle speranze, usciti dalle scuole superiori ed alla soglia dei vent’anni, a concedersi un’ ultima parentesi di spensieratezza prima di impegnarsi a costruire il proprio futuro lavorativo e prepararsi al mondo delle responsabilità degli adulti.

Io, contrariamente alla tradizione anglosassone, portavo con disinvoltura i miei 26 anni in giro per il mondo, e bensì avessi già finito l’università, ancora non avevo idea di cosa avrei fatto per guadagnarmi da vivere!

### Il viaggio è il mio inizio

Nell’attesa dell’illuminazione ero partito per un viaggio che dall’Asia mi avrebbe portato in Australia.

Tra le mille avventure di quella esperienza “on the road” conobbi Jean, istruttore subacqueo francese che, presa una pausa dall’oceano, si trovava come me a lavorare in una farm australiana per questioni tecniche di visto.

Le interminabili giornate di lavoro nei campi passate a discutere di grandi sistemi filosofici e a raccontarci le vite mi diedero modo di conoscere la sua e… rimanerne folgorato! faceva un lavoro a contatto con la natura (più propriamente “immerso nella natura”!) aveva visto luoghi lontani ed affascinanti, incontrato squali e balene, conosciuto culture diverse e conquistato il cuore di mille fanciulle…bene, era quello che faceva per me! Avrei fatto fruttare il mio brevetto subacqueo preso in Thailandia l’anno prima (più per una sfida personale che per altro) e avrei cercato anch’io di diventare un istruttore subacqueo!

La magia degli incontri che cambiano la vita…

Maldive, Atollo di Ari

Maldive, Atollo di Ari

### Il percorso per diventare istruttore di sub

Chi, pensando al mare, al suo impeto, alle creature che lo abitano o al suo mistero notturno non ha mai provato timore, se non una vera e propria paura? Esatto, nessuno. Ed era la condizione in cui io, futuro supposto eroe dei sette mari, mi trovavo all’inizio del percorso che avevo deciso di intraprendere! Insomma ero convinto di volerlo fare ma non proprio sicuro di esserne in grado.

Tornato in italia cominciai a seguire i corsi necessari per conseguire i brevetti (in ordine open water, advanced, rescue, divemaster ed infine istruttore!), corsi intensi ma bellissimi. Alla pratica in acqua fatta di immersioni ma anche di prove e simulazioni, si affiancava quotidianamente un lavoro di studio sui libri: ambiente marino, fisica, fisiologia, pronto soccorso, attrezzatura, insomma un addestramento completo! Presi anche la patente nautica. Vivevo in un camper parcheggiato vicino al diving center che era diventata la mia seconda casa e con la muta addosso H24 lavoravo come “apprendista” imparando le basi di quella che sarebbe diventata la mia professione. Caricavo le bombole, trasportavo il materiale, mi immergevo e intanto rubavo i trucchi del mestiere ai più esperti.

Alla fine della stagione, gli esami, e poi l’agognato brevetto da istruttore! Perfezionare le lingue, inglese in primis ma anche francese e spagnolo, mi diede lo slancio per partire alla scoperta del mondo lavorando.

Tailandia, isola di Koh Tao

Luca sott’acqua in Thailandia, all’isola di Koh Tao

### Il mondo delle immersioni

Ogni mattina un istruttore sub si alza e sa che dovrà andare sott’acqua! Possibilmente almeno una volta, ottimisticamente non più di tre! Ci si divide tra i corsi e le immersioni da guidare, trascorrendo un discreto tempo in barca/gommone (i fan del mal di mare sono avvisati!).

I corsi sono divertenti, si conosce gente di tutto il mondo con la quale spesso si instaurano rapporti di amicizia duraturi. I progressi degli allievi (tantissimi bambini), la loro gratitudine e la fiducia che pian piano ti concedono, sono le soddisfazioni più grandi. Poi ci sono le immersioni vere e proprie, nessuna uguale all’altra, immersioni che vanno preparate, studiate, spiegate! Fotografia subacquea, relitti, immersioni profonde, ogni sub ha le sue passioni e compito dell’istruttore è di guidarlo per fargliele vivere in totale sicurezza.

E poi gli incontri sottomarini.. e che incontri! Ce n’è per tutti i gusti, ho visto tartarughe marine, delfini, pesci di così tante forme e colori da riempire libri, e poi polpi, aragoste, anemoni e coralli…un universo di creature affascinanti, fino all’incontro più emozionante: il mio primo squalo! Maestoso, calmo, possente…il re dei predatori dell’oceano (uno squalo grigio quella volta) era li incurante della nostra presenza a farsi ammirare, e noi a cercare di contenere l’adrenalina! Per quanto avvistamenti del genere si possano prevedere, la fortuna gioca sempre un ruolo chiave, come un safari ma nell’oceano!

Luca sott'acqua con una tartaruga a Bali, Indonesia

Luca sott’acqua con una tartaruga a Bali, Indonesia

E la giornata spesso non finisce al calar del sole, per i più coraggiosi infatti è l’ora delle immersioni notturne! Quando al fascino del mondo sottomarino si aggiunge l’emozione di trovarsi sott’acqua, al buio, con una torcia in mano…sperando che sia carica!

### Sì, ma dove?

Quello che senza dubbio offre questa professione è la possibilità di girare il mondo e lavorare in alcuni dei luoghi più belli (ma anche inarrivabili per le tasche dei più!) del pianeta. Sono stato “residente” alle Maldive per 6 mesi, forse il luogo più stimolante per la subacquea, ho lavorato in tanti posti esotici come l’India, la Thailandia, lo Sri Lanka e posso confermare: il paradiso esiste! Mi sono mischiato alla popolazione locale, ho abitato in semplici bungalow di bamboo sulla spiaggia vista oceano, ho mangiato con le mani le prelibatezze di quei luoghi, ho guidato moto e motorini alla loro maniera e sono sopravvissuto!

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Maldive, Atollo di Ari

Maldive, Atollo di Ari

Sempre grazie alla subacquea ho visto i cenotes del Messico, il Guatemala, il Belize e poi l’ Europa del nostro mar Mediterraneo, ricco di storia marinaresca, dalla Spagna all’ Italia dove ho lavorato nelle nostre isole regine: Sicilia e Sardegna…! Bisogna ammetterlo, anche non facendolo come lavoro, la subacquea è un’ottima scusa per mollare la routine e partire! Ovunque ci sia uno specchio d’acqua c’è gente che ci si immerge, dai laghi ghiacciati del nord alle sperdute isole tropicali degli oceani.

Personalmente ho sempre cambiato la destinazione dei miei viaggi/lavoro, spinto dalla curiosità. Nuovi ambienti, nuovi colleghi, nuovi stimoli!

Ho indossato tante divise “staff” di cui conservo un esemplare per tipo e conosciuto situazioni di lavoro eterogenee e spesso uniche. Per diversi anni non ho visto inverni, seguendo il mito dell'”endless summer” e non ho indossato scarpe se non per tornare “in vacanza” in Italia spinto dalla nostalgia per la famiglia, ormai rassegnata alle mie scorribande, e per gli amici che intanto mettevano su famiglia.

Con il passare degli anni, essendo un lavoro molto fisico, so che il corpo comincerà a scricchiolare, ma continuando di questo passo l’evoluzione naturale sarà quella di avere un giorno un diving center tutto mio e stabilirmi su una di quelle meravigliose spiaggette esplorate in gioventù!

Maldive, Atollo di Ari

Maldive, Atollo di Ari

Sgonfio il jacket, comincio ad affondare…lentamente, i rumori spariscono, il respiro si calma, intorno il blu. Ecco perché faccio ancora questo mestiere.

LEGGI TUTTO LO SPECIALE “Chi ci aspetta al mare”!

#### Photo Credit

Tutte le foto sono di proprietà dell’autore dell’articolo, Luca Fassio

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