Musica a Londra: com’è cambiata dagli anni ’60 a oggi
“Dalla Swinging London al punk rock, dal rock alla musica elettronica: Stefano Anselmetti ci racconta come sono cambiati gusti e tendenze a Londra.
Intorno alla metà degli anni ’70, se foste capitati al numero 430 di King’s Road a Londra, avreste trovato un negozio davvero singolare, a partire dal nome. SEX, scritto a caratteri cubitali sopra la porta d’ingresso a mo’ di provocazione, era il covo della stilista Vivienne Westwood e del suo compagno Malcolm McLaren. Lì avreste potuto incontrare Paul Cook, Steve Jones, Glen Matlock e John Lydon, quattro ragazzi legati al nascente movimento punk e interessati agli abiti di cuoio disegnati dalla Westwood. Quei quattro sarebbero poi diventati i Sex Pistols, band capofila del punk rock che prese d’assalto le classifiche e lo stile di vita dei giovani nella Gran Bretagna di fine anni ’70.
Photograph: Koen Suyk. In: Nationaal Archief, Den Haag, Rijksfotoarchief: Fotocollectie Algemeen Nederlands Fotopersbureau (ANEFO), 1945-1989 – negatiefstroken zwart/wit, nummer toegang 2.24.01.05, bestanddeelnummer 928-9665 – Anefo Nationaal Archief. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sex_Pistols_in_Paradiso.jpg)
Sin dall’epoca della rivoluzione culturale anni ’60, Londra è stata il cuore pulsante della musica britannica, il luogo in cui nascono le mode, i sound, in cui si creano e distruggono i miti. La Swinging London, punteggiata dai suoni dei gruppi beat e rock’n’roll della British Invasion, rimbalzati dalle onde delle radio pirata, avrebbe cambiato per sempre il volto del pop.
Dopo l’avvento dei Beatles (provenienti da Liverpool), la musica degli Who, dei Kinks e la psichedelia dei Pink Floyd e di Jimi Hendrix avrebbero aperto la strada ai più pesanti anni ’70, con band come Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple, e in seguito i padri fondatori del moderno heavy metal, Judas Priest e Iron Maiden. Alla fine degli anni ’70 il punk avrebbe raso al suolo la vecchia guardia con i suoi suoni grezzi e violenti e l’iconoclastia di Sex Pistols e Clash. Per il ritorno a sonorità più radicate nella classicità pop inglese si sarebbero dovuti attendere gli anni ’90, con il fenomeno britpop e artisti come Oasis, Blur e Verve.
Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Who_-_1975.jpg)
Ma, in fondo, tutto è un grande ciclo. Ce lo spiega Stefano Anselmetti, manager di gruppi di rilievo nella scena londinese e internazionale come i Maximo Park e fondatore dell’etichetta Prolifica Management, quando lo raggiungiamo al telefono: “L’innovazione musicale a Londra non smette mai. I cambiamenti sono ciclici: oggi ci sono gruppi come i Disclosure, ad esempio, che hanno avuto grande successo reinventando il garage inglese. Per un po’ c’è stata la scena Dubstep, che però adesso è tornata prevalentemente underground”.
Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Paul_Smith_of_Maxïmo_Park_in_the_Live_Music_Hall_Cologne.jpg)
Va da sé che i locali seguono l’andazzo della musica: “Grandi club come il Ministry of Sounds e il Fabric hanno subito molte mutazioni. Nella zona est londinese, a Hoxton e Shoreditch, sono nati molti nuovi locali e realtà musicali”.
Ma ad attirare il grande pubblico oggi è principalmente la musica dance: “C’è meno pubblico per i gruppi rock emergenti. I grandi DJ come Tiësto, Avicii e Skrillex hanno rilanciato la musica elettronica come spettacolo dal vivo”.
E per sfuggire alla morte il rock pare costretto a cambiare pelle, contaminandosi con l’elettronica: “Per ora musica live e DJ coesistono tranquillamente. In futuro si vedrà se la rock band riuscirà a sopravvivere. Ma non credo che morirà mai”.
#### Photo Credit
Foto di copertina: DJ Skrillex durante una sua performance a Ottawa nel 2011. Photo by Brennan Schnell- Flickr: Skrillex. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Skrillex_Ottawa_Bluesfest.jpg)”
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