Opere Caravaggio: i 15 dipinti più belli
“In una parola: rivoluzionario. Ecco ciò che è stato Michelangelo Merisi per il mondo dell’arte. Nato a Milano nel 1571, si formò soprattutto a Roma, da cui fu costretto a fuggire nel 1608 per via di un omicidio di cui era colpevole. Indubbiamente una vita sregolata e sventurata, per un personaggio geniale e irrequieto.
Un sunto breve e superficiale di quello che sono i suoi quadri? Si tratta, sostanzialmente, della prima rappresentazione della verità, nella storia dell’arte. La “pittura dal vero” del Caravaggio non è più decorazione, ma vita vera: ritrae la realtà naturale esattamente per quello che è, catturandola in un’istantanea essenziale. La luce diventa uno strumento potentissimo, in grado di scolpire sulla tela scene di un’intensità e di un’umanità commoventi, sotto lo sguardo di un osservatore che, improvvisamente, si ritrova trasformato in testimone oculare.
È l’inizio del Barocco, di cui le opere di Caravaggio sono dirette progenitrici: eccone 15, tra le più famose, che vi porteranno in giro per l’Europa.
### 1. Suonatore di Liuto
Partiamo dall’estremo est: siamo a San Pietroburgo, all’Ermitage, un museo che non ha bisogno di presentazioni. Il Suonatore di Liuto rientra nella fase giovanile del Caravaggio e rappresenta uno dei suoi dipinti più conosciuti. Con ogni probabilità proviene dalla collezione di Vincenzo Giustiniani, intellettuale, mecenate ed eccezionale collezionista italiano, che fu tra gli scopritori del Caravaggio. Sul tavolo un vaso di fiori, frutta, un violino e degli spartiti. Di fronte a noi il giovane musicista, dall’aria androgina, che vuole intercettare in modo diretto il nostro sguardo. Le sue labbra sono dischiuse, libere al canto: musica e pittura si uniscono in un’opera multisensoriale.
### 2. Amore Vittorioso
È la Gemäldegalerie di Berlino a custodire quest’opera straordinaria, la più celebre allegoria del Merisi. Questo Cupido, che secondo alcuni ritrae il garzone (e forse amante) del Caravaggio, è alato, ridente e trionfante. Amore vince sul mondo terreno – rappresentato dalla natura morta; sulla regalità – simboleggiata dallo scettro e dalla corona; sulla guerra – raffigurata con le armi e la corazza; sulle lettere e sulla musica – indicate dal libro, la penna, gli strumenti e gli spartiti – e, infine, sul globo celeste. L’Amore trionfa sull’universo: Amor Vincit Omnia è, infatti, il titolo con cui è anche conosciuto questo quadro.
### 3. Cena in Emmaus
La Cena in Emmaus della National Gallery di è l’opera perfetta per provare a comprendere le molteplici rivoluzioni introdotte dalla pittura del Caravaggio. Questo l’episodio, ben descritto nel Vangelo di Luca: due discepoli invitano a cena un viandante che, in seguito, si rivela essere Cristo risorto. Caravaggio sceglie di “fotografare” l’esatto istante in cui Gesù spezza il pane e viene riconosciuto dai viandanti. L’atmosfera è intima e rustica: l’oste ha in testa la sua umile cuffietta sgualcita, gli apostoli – modelli che evidentemente posano nel suo modesto atelier – indossano abiti contadini 600eschi, che fanno precipitare la scena nel mondo contemporaneo, fuori dai canoni della classica pittura sacra. Se c’è qualcosa di sacro, in questo quadro, forse è la luce, che crea mirabili giochi di ombre sulla tavola e sullo sfondo.
### 4. Morte della Vergine
Anche al Louvre di Parigi non poteva mancare un Caravaggio d’eccellenza: si tratta della Morte della Vergine, una tela che risale alla fase matura del pittore. Il corpo della Madonna giace inerme, senza vita e senza nulla di soprannaturale. Anche qui, Caravaggio ritrae la realtà: il drappo rosso è quello del suo studio e con ogni probabilità, anche in questo caso siamo di fronte ad un ritratto, quello di Anna Bianchini, una prostituta per lungo tempo amata dall’artista. La speranza e la trascendenza si fanno da parte, per lasciar spazio alla più vera e impietosa dimensione umana e terrena.
### 5. Canestra di frutta
Entriamo finalmente in territorio nazionale. La prima tappa è Milano, dove si trova la celeberrima Canestra di Frutta, la natura morta forse più rivoluzionaria della storia dell’arte. Questo piccolo quadro è custodito nella Biblioteca della Pinacoteca Ambrosiana, dove fu esposto al pubblico nel 1598. Non è un rigoglioso cesto di frutta. Al contrario: pochi frutti, ingialliti e bacati occupano il centro del quadro, il cui sfondo è neutro e uniforme. Semplicemente, la realtà, in tutta la sua dignità: è l’oggetto comune, caduco e quotidiano che si merita il centro della tela, tanto quanto Gesù, gli apostoli e la Madonna.
### 6. Bacco
Questo quadro fu ritrovato nel ‘900 nei depositi degli Uffizi di Firenze, ed è qui che oggi è esposto. Come il Suonatore di Liuto, anche questo Bacco intercetta direttamente lo sguardo dell’osservatore, a cui pare offrire la coppa di vino. Si tratta presumibilmente del ritratto di uno dei suoi modelli che, con addosso un semplice lenzuolo, presta il volto ad un personaggio rustico, più che sacro. La realtà vuole invadere il quadro a tal punto, che addirittura è possibile scorgere il piccolo autoritratto – sfocato e tremolante – dello stesso Caravaggio, nel riflesso della caraffa sulla tavola.
### 7. Scudo con Testa di Medusa
E sempre agli Uffizi trovate un’altra, imperdibile, opera del Merisi. Si tratta dello Scudo con Testa di Medusa, probabilmente una delle raffigurazioni più famose della storia dell’arte. Il supporto è curioso, ma non casuale. Il dipinto a olio è montato su uno scudo convesso in legno che fa rivivere, direttamente, il mito greco: Medusa, mostruosa, con serpi al posto dei capelli, è in grado di pietrificare con lo sguardo chiunque la guardi negli occhi; Perseo, per ucciderla, non potendo guardarla direttamente, utilizza lo scudo bronzeo di Atena come specchio, che gli permette di osservare la Gorgone senza subire la magia letale del suo sguardo. Con questo stratagemma, Perseo riesce ad ucciderla, tagliandole la testa. È così che lo scudo degli Uffizi si trasforma nello scudo sacro di Atena. Caravaggio immagina il momento di massima tensione della scena più violenta del mito, dando spazio a quella che poi si trasformerà in una vera e propria ossessione su un tema ben preciso: il momento in cui la vita lascia il corpo terreno.
### 8. Giovane con canestra di frutta
Arriviamo finalmente a Roma, la città che consacrò e ispirò, come nessun’altra, il Caravaggio. Alla prima fase del pittore risale il Giovane con canestra di frutta, conservato nella Galleria Borghese. Il ritratto di uno dei suoi modelli si fonde ad una natura morta rigogliosa, per una scena che mostra un certo movente erotico. Il tema del ragazzo, raffigurato in tanti dipinti – come ad esempio il Ragazzo che monda un frutto o il Bacchino Malato – qui subisce una svolta.
### 9. Davide con la testa di Golia
Sempre nella Galleria Borghese è custodito il Davide con la testa di Golia, l’ultimo quadro di Caravaggio, considerato il suo testamento pittorico. Il Davide, senza gioia né soddisfazione, regge la testa mozzata di Golia, il gigante sconfitto, che altro non è se non l’autoritratto dello stesso Caravaggio. Un dettaglio inquietante che trova spiegazioni nelle vicende personali dell’artista: in fuga da anni per i suoi misfatti, mentre sperava di ricevere la grazia, Michelangelo Merisi rischiava proprio di incorrere nella pena capitale.
### 10. Cappella Cerasi
Presso la Cappella Cerasi della Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma, ai lati delle pale d’altare di Annibale Carracci, avrete modo di vedere due splendide opere del Caravaggio: la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo. In entrambe le tele, di sacro – nel senso più tradizionale del termine – c’è davvero poco. Gli aguzzini di San Pietro, vestiti in abiti 600eschi, vengono ritratti in un momento poco significativo, mentre stanno per issare la grande croce; San Paolo, invece, ai piedi di un cavallo che sembra volergli rubare la scena, risulta testimone dell’apparizione di Gesù, ma in una maniera tutta particolare: i suoi occhi sono chiusi e, se quello in atto è un dialogo con Cristo, lo è all’interno di una visione totalmente interiore. Due scene estremamente vere, di enorme intensità emotiva.
### 11. Cappella Contarelli
All’interno della Cappella Contarelli, nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, si trovano ben tre quadri del Caravaggio, che costituiscono il ciclo pittorico su san Matteo: San Matteo e l’Angelo al centro, il Martirio di San Matteo sul lato destro e la Vocazione di San Matteo su quello sinistro. La regina della cappella è senz’altro la Vocazione,uno dei dipinti più celebri del Caravaggio. In questa scena Matteo, caratterizzato dalla lunga barba, si converte e decide di seguire Gesù, che appare a destra, nel buio, insieme a San Pietro. Come sempre, Caravaggio ritrae modelli nel suo studio, tipicamente spoglio e scuro, che in questo caso, tuttavia, viene tagliato da uno schermo di luce dorata. In tutta la storia dell’arte, non esiste luce confrontabile a quella della Vocazione del Caravaggio.
### 12. Riposo durante la fuga in Egitto
È invece esposto nella Galleria Doria Pamphilj di Roma il Riposo durante la fuga in Egitto. Anche in questo caso i personaggi sono modelli ritratti dal vivo, tra cui di nuovo si identifica, nella Vergine, la prostituta Anna Bianchini. In questa scena, dominata da un paesaggio che ricorda le campagne romane, Giuseppe regge all’angelo uno spartito, su cui si riconosce un mottetto mariano basato sul Cantico dei Cantici: la più bella canzone d’amore della Bibbia, in questo caso, Giuseppe la dedica a Maria. È così che la soprannaturalità lascia nuovamente spazio al vero e al sentimento umano.
### 13. Giuditta e Oloferne
Altra tappa obbligata di Roma è Palazzo Barberini e, in particolare, la sua Galleria Nazionale di Arte Antica. Qui è custodita un’opera che rappresenta un punto di svolta molto importante nella produzione caravaggesca: Giuditta e Oloferne è infatti il primo quadro in cui il Merisi non ritrae un momento come un altro, bensì un’azione. Un’azione violentissima che si svolge sotto una luce ferma e crudele. Qui compaiono due elementi che saranno fortemente caratterizzanti dell’arte di Caravaggio: il drappo rosso, con cui il pittore era solito allestire il suo studio, e il tema della testa mozzata, macabro leit motiv della sua produzione matura.
### 14. Le Sette Opere di Misericordia
Dopo aver colpito a morte, in un duello, Ranuccio Tommasoni, il 28 Maggio 1606 Michelangelo Merisi è costretto a lasciare l’urbe. Napoli e Malta saranno solo due delle tappe in cui il pittore farà sosta, nel suo viaggio in fuga da Roma. A Napoli, presso il Pio Monte della Misericordia, è conservata la grande tela delle Sette Opere di Misericordia. Caravaggio raffigura i sette episodi che alludono alle opere di misericordia corporale (dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, curare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i defunti) e li ambienta in un buio vicolo di Napoli. Questo brulicare di vita, su cui la Madonna sembra planare, per Caravaggio diviene materia sacra a tutti gli effetti.
### 15. Decollazione di San Giovanni Battista
La Decollazione di San Giovanni Battista è la tela più grande mai dipinta dal Caravaggio e si trova a Malta, nell’Oratorio di San Giovanni Battista dei Cavalieri, nella Concattedrale di San Giovanni a La Valletta. In quest’opera, il Merisi tocca, forse, la più alta drammaticità e sacralità della sua pittura. In uno spazio grande e anonimo, che non mostra nulla di sacro o monumentale, San Giovanni viene ucciso barbaramente, da un boia triste e malinconico. Non c’è grazia, né speranza, in questa pala d’altare così insolita, che il pittore non dimentica di firmare, utilizzando il sangue dello stesso Battista.
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#### Photo Credit
Foto di copertina: La vocazione di San Matteo – Di Caravaggio – Opera propria, Pubblico dominio, https://www.expedia.it/explore/correggio-a-parma-8-opere-di-un-artista-rivoluzionario)”
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